Il 5 giugno di cinquantatré anni fa (1966) era la domenica della quinta edizione della Festa del Barbarossa. I Canneti vinsero la seconda gara degli Arcieri consecutiva e la terza in assoluto (Le vittorie del Dragone), portandosi da soli in vetta all’albo d’oro dell’epoca con 3 Brocche, seguiti a quota 2 da Borgo e Castello e a 1 il Prato.
Ma fu un’edizione molto movimentata come raccontano le cronache del tempo e ci fu la prima diatriba fra contrade. “Al corteo del mattino il rione Prato sfila ostentando un arco speciale, con mirino graduato. Gli avversari urlano alla slealtà, discutono i capitani e i contradaioli, scoppiano i battibecchi vivaci, si va vicino al polverone”. L’episodio è raccontato su La Nazione dal cronista Giovanni Magrini (che si firmava Gim) che ricorda anche che tutto si risolse per il meglio perché “i sanquirichesi sono gente di una gentilezza antica e naturale”, insomma prevalse il buon senso.
Dopo la gara delle Bandiere che fu vinta dal Borgo, si arrivo alla contesa degli arcieri, poco ore dopo il tentativo di inganno raccontato dal cronista. Tifo indiavolato e finale accesissima proprio fra Canneti con l’arciere Carlo Casini (che aveva vinto l’anno prima) ed il Prato (con l’arciere Sergio Marroni). Finisce in parità e si va allo spareggio, dove il Prato totalizza quaranta punti ed i Canneti quarantadue. Così la Brocca degli Arcieri finisce nuovamente a Porta Nuova per la gioia di tutti cannetini e di Capitan Mario Casini. Ed il cronista che descrive così Carlo Casini: “E’ mancino e porta gli occhiali, ma ha la mira di Aster”. (Fonte: Il Barbarossa – Cronache e protagonisti di una festa)