Nel cuore della Val d’Orcia c’è un luogo dell’anima, un borgo antichissimo di probabile origine etrusca, oggi immerso in un paesaggio fatto di dolci colline che il lavoro dell’uomo ha pazientemente plasmato nel tempo e che saggiamente preserva. Un luogo dove il connubio tra paesaggio naturale e opera dell’uomo raggiunge la perfezione. Uno dei suoi simboli paesaggistici più riconoscibili, il simbolo del paesaggio toscano in tutto il mondo è proprio nel territorio dei Canneti: è la celebre corona di cipressi. San Quirico d’Orcia, che fa parte del Parco artistico naturale e culturale della Val d’Orcia, è patrimonio mondiale dell’Umanità UNESCO ed è luogo da visitare assolutamente.
La storia La prima volta che si fa esplicita menzione di San Quirico, è a proposito di una controversia sorta nel 712 fra le diocesi di Siena e Arezzo per il possesso di alcune pievi, fra cui quella di San Quirico in Osenna. Il nome “Osenna”, conservato fino al XVII secolo, si riferiva con ogni probabilità ad un corso d’acqua oggi scomparso che doveva trovarsi nelle immediate vicinanze del paese. “Osenna” è toponimo etrusco e forse preromano. A partire dall’XI secolo, sempre più frequente si incontra il nome di San Quirico in Osenna in documenti che testimoniano la crescente importanza del borgo, situato sulla Francigena o Romea che, in epoche diverse, vide il passaggio di figure rilevanti del mondo politico ed ecclesiastico europeo. Nel 1154 discese in Italia Federico I che si diresse verso Roma per ricevere la corona imperiale. Il pontefice Adriano IV attese che Federico I si avvicinasse e da Viterbo gli mandò incontro tre Cardinali. L’esercito regio si trovava accampato a San Quirico e fu qui che i messi pontifici furono accolti dal futuro imperatore. Nel 1180 i senesi estesero la loro giurisdizione su San Quirico e poco tempo dopo San Quirico divenne sede del Vicario Imperiale. Nel 1205 a San Quirico si tenne la dieta della lega toscana per trovare un’intesa, fra le varie città, circa il comportamento da tenere nei confronti di Montepulciano, che non voleva sottostare al dominio di Siena. La dieta si concluse con un nulla di fatto e furono anzi poste le premesse per il conflitto che pochi anni dopo sarebbe scoppiato fra Siena e Montepulciano. Nel 1552 San Quirico assistè impotente al passaggio delle truppe di Carlo V, guidate da Don Garzia, che fece del paese il centro per controllare e taglieggiare la val d’Orcia. Caduta la Repubblica di Siena, San Quirico passò nelle mani del marchese di Marignano e poi sotto il dominio di Cosimo dei Medici. Eretto in feudo con il titolo di marchesato dal Granduca Cosimo III fu concesso, nel 1677, al cardinale Flavio Chigi, nipote di Papa Alessandro VII.
Cosa c’è da vedere?
Lungo l’attuale via Dante Alighieri che taglia in due il paese, un tempo via Francigena e oggi via Cassia, si incontra la splendida Chiesa Collegiata dei Santi Quirico e Giuditta, eretta nel XII secolo, nel luogo in cui precedentemente sorgeva una pieve romanica. La Chiesa si caratterizza per la presenza di due maestosi portali romanici decorati da bassorilievi e sculture, all’interno si conserva un prezioso coro ligneo intarsiato, realizzato dal senese Antonio Barili e un trittico ligneo attribuito a Sano di Pietro, che raffigura una Madonna col Bambino in trono e quattro santi. Accanto alla Collegiata il Palazzo Chigi-Zondadari del XVII secolo, edificio dall’aspetto molto elegante con pitture murali di scuola romana e oggi sede comunale. A fianco l’ex Palazzo Pretorio oggi sede del Centro accoglienza del Parco della Val d’Orcia.
Proseguendo lungo via Dante si arriva alla Piazza della Libertà, dove vi si affaccia la Chiesa di San Francesco che conserva la statua della Madonna di Andrea della Robbia; dalla piazza si sale agli Horti Leonini, splendido esempio di giardini all’italiana del Cinquecento mentre nella parte alta dei giardini si trovano i resti della Torre del Cassero, distrutta in parte durante i bombardamenti nella seconda guerra mondiale. Proseguendo verso sud l’antico Ospedale della Scala un tempo ricovero per i pellegrini e la pieve di Santa Maria Assunta, magnifica chiesetta romanica ad una sola navata.
Scopri tutti i punti turistici d’interesse
La Chiesa è costruita sull’antica Pieve di cui si ha notizia fin dall’VIII secolo. La Chiesa presenta all’esterno tre portali. Il primo, per chi viene da Siena, è un magnifico esempio di romanico. Costruito in pietra arenaria e travertino di Bagno Vignoni. Ancora di evidente gusto romanico, seppure con qualche presenza di gotico, il primo portale di mezzogiorno attribuito a Giovanni Pisano. Lungo lo stesso lato della Chiesa si possono ammirare due profonde bifore, una delle quali presenta la figura di una piccola cariatide dal ghigno inquietante. Il campanile, così come oggi appare, è stato costruito alla fine del XVIII secolo. All’interno il soffitto a capriate, coperto nel 1733 da una volta a vela, è stato ripristinato nel 1936. Il coro barocco fu costruito nel 1653 demolendo l’originario abside. L’altare maggiore, in stile “rococò”, fu commissionato nel 1724 dal cardinale Flavio Chigi ad artisti lombardi. Nel coro si trovano le stupende tarsie realizzate tra il 1482 e il 1502 da Antonio Barili per il Duomo di Siena e acquistate nel 1749 dai Chigi per essere collocate nella Collegiata. In un’ala del transetto si trova collocato lo splendido polittico di Sano di Pietro (Scuola Senese XV secolo).
Accanto alla Collegiata si erge l’immensa mole del palazzo fatto costruire nella seconda metà del sec.XVII dal cardinale Flavio Chigi. Ristrutturato di recente a causa dei molti danni subiti durante l’ultima guerra, Palazzo Chigi appare come un’imponente struttura barocca in contrasto con gli edifici circostanti.
Chiesa di San Francesco Sulla piazza principale si affaccia la Chiesa di San Francesco, comunemente chiamata Chiesa della Madonna, che ha subito nel corso dei secoli numerosi rimaneggiamenti e reca all’esterno qualche elemento di gusto gotico. All’interno si possono ammirare: sull’altare maggiore, la bellissima Madonna attribuita ad Andrea della Robbia, forse particolare di un’Annunciazione, qui trasferita dalla Chiesetta di Vitaleta, situata tra San Quirico e Pienza. L’Angelo e la Madonna, attribuiti a Francesco di Valdambrino, discepolo di Jacopo della Quercia.
Horti Leonini
Realizzati intorno al 1580 da Diomede Leoni. L’immenso giardino, cui si accede dall’ingresso situato fra le mura castellane e la piazza principale del paese, si apre in una larga fuga prospettica che le aiuole di bosso, perfettamente geometriche, contribuiscono ad esaltare. Fanno da fondale alla scenografia, i folti lecci secolari, nella cui ombra cupa ci si immerge attraverso la scala di travertino che li fende. Lasciato il bosco, si raggiunge il piazzale verde su cui svettava l’antica torre medioevale, simbolo del castello, distrutta nell’ultima guerra.
Chiesa di Santa Maria Assunta
Si tratta di una magnifica chiesetta romanica ad una sola navata, in cui la luce filtra appena, attraverso le fenditure delle monofore ben disegnate nel travertino.
Ospedale della Scala
Di fronte alla chiesa di Santa Maria si offriva ai pellegrini e viandanti, che percorrevano la Francigena, un Ospedale appartenente a quello di Santa Maria della Scala di Siena. L’Ospedale, edificato nel XIII sec., attualmente conserva un cortile, al centro del quale si trova un pozzo cinquecentesco.
Le magiche acque termali di Bagno Vignoni
Bagno Vignoni, centro termale conosciuto nel mondo per la sua «piazza d’acqua», la Piazza delle Sorgenti, si trova a quattro chilometri a sud di San Quirico. Nel medioevo e in età rinascimentale, l’insediamento di origini etrusche di Bagno Vignoni già godeva di grande fama per le proprietà benefiche delle sue acque e personaggi illustri come S. Caterina e Lorenzo dei Medici vi soggiornarono a più riprese.
Numerosi i viaggiatori che trovarono ristoro nelle acque calde di Bagno Vignoni, durante i loro pellegrinaggi lungo la via Francigena che di qui passava fin dal X secolo, come testimonia il diario di viaggio di Sigeric arcivescovo di Canterbury. Nelle pagine dei loro diari di viaggio, i molti viaggiatori del Grand Tour hanno lasciato testimonianze letterarie di Bagno Vignoni e San Quirico d’Orcia, la cui importanza, rispetto ad altre cittadine del territorio, si spiega proprio con il passaggio della grande strada di collegamento fra l’Europa e Roma. Da Bagno Vignoni si affacciano sul panorama della Val d’Orcia le vasche romane e il Parco dei Mulini. Quest’ultimo è un sistema costituito da quattro mulini ipogei, nei quali si macinava il grano di gran parte della Val d’Orcia. Attraverso un sistema di gorelli e vasche di accumulo, si sfruttava la ricchezza di acqua termale con un duplice scopo: quello terapeutico, soprattutto per la cura delle ossa e delle articolazioni, e quello energetico, per muovere le pesanti macine dei mulini. Un modello di corretto utilizzo della risorsa, da cui si dovrebbe trarre esempio oggi, contro i modelli di un consumismo all’insegna dello spreco dissennato delle risorse del globo. In posizione dominante sul panorama della valle, si erge la medievale rocca di Vignoni, una vera e propria porta sullo spettacolo paesaggistico della Val d’Orcia, con la sua pieve romanica di S. Biagio. Il suo splendido isolamento ne fa una vera oasi di pace e tranquillità.
Tutto il gusto dei prodotti del territorio da assaporare
Un viaggio che si rispetti deve potersi dire completo solo se arricchito dal gusto e dai sapori dei prodotti enogastronomici del territorio. E San Quirico ne è ricca. Dai pici al sugo, la tradizionale pasta fatta in casa dalle massaie con sola acqua e farina piatto della cucina povera alla trippa alla valdorciana con il pomodoro e il peperoncino passando grigliata mista – salsiccia, rigatino, costole di maiale. Il tutto innaffiato da dell’ottimo vino rosso Orcia DOC e olio extravergine di oliva. Dove poter mangiare tutto questo e molto altro? Nella cucina dei Canneti naturalmente in occasione de Il Bianco e l’Azzurro tra maggio e giugno e della festa del Barbarossa ogni terza domenica di giugno.